Presentazione

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 Modulo 1. Osteogenesi

1.1. Biomeccanica delle Fratture

 1.1.1. L’osso come materiale
 1.1.2. La funzione dell’osso nella frattura ossea: Nozioni di Meccanica

 1.2. Cellule osteogeniche

 1.2.1. Osteoblasti
 1.2.2. Osteociti
 1.2.3. Osteoclasti

 1.3. La Matrice Ossea

 1.4. La Placca di Crescita
 1.4.1. Organizzazione della placca di crescita
 1.4.2. Apporto di sangue alla placca di crescita
 1.4.3. Struttura e funzioni della placca di crescita
 1.4.4. Componenti cartilaginei

 1.4.4.1. Zona di riserva 
 1.4.4.2. Zona proliferativa
 1.4.4.3. Zona ipertrofica
 1.4.5. Componenti ossei (metafisi)
 1.4.6. Componenti fibrosi e fibrocartilaginei

 1.5. Formazione dell’osso diafisario
 1.6. Rimodellamento corticale
 1.7. Irrigazione delle ossa

 1.7.1. Irrigazione normale dell’osso giovane
 1.7.2. Irrigazione normale dell’osso maturato

 1.7.2.1. Sistema vascolare afferente

 1.7.2.1.1. Fisiologia del sistema vascolare afferente

 1.7.2.2. Sistema vascolare afferente

 1.7.2.2.1. Fisiologia del sistema vascolare afferente

 1.7.2.3. Sistema vascolare intermedio dell’osso compatto

 1.7.2.3.1. Fisiologia del sistema vascolare intermedio dell’osso compatto
 1.7.2.3.2. Attività della cellula ossea

 1.8. Ormoni regolatori del calcio

 1.8.1. L’Ormone delle Paratiroidi

 1.8.1.1. Anatomia delle Ghiandole Paratiroidee
 1.8.1.2. Biosintesi dell’ormone delle paratiroidi
 1.8.1.3. Controllo della secrezione dell’ormone delle paratiroidi
 1.8.1.4. Azione biologica dell’Ormone delle Paratiroidi

 1.8.2. Calcitonina

 1.8.2.1. Cellule C (Parafollicolari) della Tiroide
 1.8.2.2. Regolazione della secrezione di Calcitonina
 1.8.2.3. Azione biologica e significato fisiologico della Calcitonina
 1.8.2.4. Ipercalcitoninemia primaria e secondaria

 1.8.3. Colecalciferolo (vitamina D)

 1.8.3.1. Attivazione metabolica della vitamina D
 1.8.3.2. Meccanismi subcellulari d’azione dei metaboliti attivi della vitamina
 1.8.3.3. Effetti delle alterazioni ormonali nello scheletro sotto condizioni patologiche
 1.8.3.4. Carenza di vitamina D
 1.8.3.5. Eccesso di vitamina D
 1.8.3.6. Iperparatiroidismo primario e secondario

 1.9. Biomeccanica delle fratture

 1.9.1. L’osso come materiale
 1.9.2. La funzione dell’osso nella frattura ossea: Concetti meccanici base

 1.10. Valutazione clinica-diagnostica per immagini della riparazione delle fratture

 1.10.1. Riparazione basica delle fratture

 1.10.1.1. Formazione del callo osseo

 1.10.1.1.1. Callo nebuloso
 1.10.1.1.2. Callo stratificato
 1.10.1.1.3. Consolidamento della frattura

 1.10.2. Risposta dell’osso al trauma

 1.10.2.1. Fase infiammatoria
 1.10.2.2. Fase di riparazione
 1.10.2.3. Fase di ricostruzione

 1.10.3. Riparazione al primo tentativo
 1.10.4. Riparazione al secondo tentativo
 1.10.5. Unione clinica

 1.10.5.1. Elementi dell’unione clinica
 1.10.5.2. Riparazione al terzo tentativo (unione ritardata)
 1.10.5.3. Mancata unione

 1.10.6. Comportamento dell’osso con i diversi metodi di fissazione

 1.10.6.1. Comportamento dell’osso con l’uso della fissazione interna (stecche e bendaggi)
 1.10.6.2. Comportamento dell’osso con l’uso della fissazione esterna 
 1.10.6.3. Comportamento dell’osso con l’uso del chiodo endomidollari di Steinmann
 1.10.6.4. Comportamento dell’osso con l’uso di piastre e viti 
 1.10.6.5. Comportamento dell’osso con l’uso delle protesi

 1.10.6.5.1. Cementate
 1.10.6.5.2. Biologiche
 1.10.6.5.3. Bloccate

 Modulo 2. Esame fisico ortopedico 

2.1. Il primo contatto del padrone con l’ospedale

 2.1.1. Domande da porre al momento ricezione
 2.1.2. Appuntamento con il paziente
 2.1.3. Età, sesso, razza

 2.2. Esame fisico ortopedico dinamico

 2.2.1. Cattura immagini e video
 2.2.2. Video camera lenta
 2.2.3. Vista frontale, posteriore e laterale
 2.2.4. Camminare, trottare, correre

 2.3. Esame fisico ortopedico statico

2.3.1. Metodologia per la sua realizzazione 
2.3.2. Gradi di claudicazione
2.3.3. Palpazione superficiale 
2.3.4. Palpazione profonda 
2.3.5. Anatomia da conoscere in ogni regione palpata
2.3.6. Elementi di movimento articolare e Goniometro
2.3.7. Le 5 malattie comunemente riscontrate in base alla razza e all’età

 2.4. Le 20 malattie ortopediche comunemente riscontrate e la sintomatologia clinica incontrata (I)

 2.4.1. Rottura del legamento crociato anteriore
 2.4.2. Lussazione patellare
 2.4.3. Displasia del gomito
 2.4.4. Displasia dell’anca
 2.4.5. Osteocondrite Dissecante di spalla, tarso, femore 
 2.4.6. Panosteite canina

 2.5. Malattie ortopediche (II)

 2.5.1. Curvatura del radio
 2.5.2. Osteodistrofia ipertrofica
 2.5.3. Osteoartropatia ipertrofica
 2.5.4. Contrattura del tendine flessore del carpo
 2.5.5. Instabilità della scapola e dell’omero
 2.5.6. Sindrome di Wobbler
 2.5.7. Malattie del disco intervertebrale

 2.6. Malattie ortopediche (III)

 2.6.1. Emivertebra
 2.6.2. Instabilità lombo-sacrale
 2.6.3. Lussazione del gomito
 2.6.4. Lussazione dell’anca
 2.6.5. Necrosi avascolare della testa del femore (legg perthes)
 2.6.6. Poliartrite (autoimmune, cellula I, ehrlichia, rickettsia)
 2.6.7. Osteoartrite come risultato della malattia

 2.7. Realizzazione dell’esame fisico ortopedico dinamico e statico nella seconda occasione
 2.8. Le diagnosi presunte e come differenziarle
 2.9. Lavoro diagnostico

 2.9.1. Radiologia
 2.9.2. Ultrasuoni
 2.9.3. Laboratorio clinico
 2.9.4. Tomografia
 2.9.5. Risonanza magnetica

 2.10. Artrocentesi

 2.10.1. Preparazione all'Artrocentesi
 2.10.2. Approccio dell’Artrocentesi nelle varie regioni
 2.10.3. Invio di campioni
 2.10.4. Esame fisico del liquido sinoviale
 2.10.5. Istochimica del liquido sinoviale
 2.10.6. Osteoartrite e prognosi del suo trattamento tramite la valutazione del liquido sinoviale 

 Modulo 3. Fissatori esterni scheletrici e fissatori circolari 

3.1. Fissatori esterni

 3.1.1. Storia del Fissatore Esterno Scheletrico
 3.1.2. Descrizione del Fissatore Esterno

 3.2. Parti che costituiscono il dispositivo Kirschner-Ehmer

 3.2.1. Chiodi

 3.2.1.1. Fissatori

 3.2.2. Barra di collegamento

 3.3. Configurazione del Fissatore Esterno Scheletrico

 3.3.1. Mezzo dispositivo di Fissazione Scheletrica
 3.3.2. Dispositivo standard di Kirschner-Ehmer
 3.3.3. Dispositivo di Kirschner-Ehmer modificato
 3.3.4. Modello bilaterale del fissatore esterno

 3.4. Dispositivo misto del fissatore scheletrico
 3.5.   Metodi di applicazione del dispositivo Kirschner-Ehmer

 3.5.1. Metodo standard
 3.5.2. Metodo modificato

 3.6. Fissatori esterni con acrilico dentale

 3.6.1. L’uso della resina epossidica
 3.6.2. Utilizzo dell’acrilico dentale

 3.6.2.1. Preparazione dell’acrilico
 3.6.2.2. Applicazione e tempo di indurimento
 3.6.2.3. Terapie postoperatorie
 3.6.2.4. Ritiro dell’acrilico

 3.6.3. Cemento osseo per le fratture alla colonna vertebrale

 3.7. Indicazioni e usi dei fissatori esterni 
 

 3.7.1. Femore
 3.7.2. Tibia
 3.7.3. Tarso
 3.7.4. Omero
 3.7.5. Radio e ulna
 3.7.6. Carpi
 3.7.7. Mandibola
 3.7.8. Bacino
 3.7.9. Colonna vertebrale
 

 3.8. Vantaggi e svantaggi dell’uso di fissatori esterni

 3.8.1. Acquisto del materiale acrilico
 3.8.2. Attenzioni nell’applicazione dell’acrilico
 3.8.3. Tossicità dell’acrilico

 3.9. Terapie post-chirurgiche

 3.9.1. Pulizia del fissatore con acrilico
 3.9.2. Studi radiografici postoperatori
 3.9.3. Ritiro graduale dell’acrilico
 3.9.4. Attenzioni nel ritiro del fissatore
 3.9.5. Ricollocamento del fissatore con acrilico

 3.10.   Fissatori circolari

 3.10.1. Storia
 3.10.2. Componenti
 3.10.3. Struttura
 3.10.4. Applicazioni 
 3.10.5. Vantaggi e svantaggi 

Modulo 4. Chiodi intramidollari 

4.1. Storia

 4.1.1. Il chiodo di Kuntcher
 4.1.2. Il primo paziente canino con un chiodo intramidollare
 4.1.3. L’uso del chiodo di Steinmann negli anni ‘70
 4.1.4. L’uso del chiodo di Steinmann nell’attualità

 4.2. Principi dell’applicazione del chiodo intramidollare

 4.2.1. Tipi di fratture nelle quali si può collocare in maniera esclusiva
 4.2.2. Instabilità rotazionale
 4.2.3. Lunghezza, punta e corda
 4.2.4. Applicazione normograda e retrograda: Proporzione diametro del chiodo/canale midollare
 4.2.5. Principio dei 3 punti della corteccia
 4.2.6. Comportamento dell'osso e della sua irrigazione ossea dopo la fissazione del chiodo intramidollare: Il chiodo di Steinmann e il Radio

 4.3. L'uso di chiusure con il chiodo intramidollare di Steinmann

 4.3.1. Principi di applicazione delle chiusure e delle cinghie
 4.3.2. Principio del Barril
 4.3.3. Tipologie di linea di frattura

 4.4. Principi di applicazione della Banda di Tensione

 4.4.1. Principio di Pawel
 4.4.2. Applicazione dell’ingegneria all’ortopedia
 4.4.3. Struttura ossea cui si deve applicare la banda di tensione

 4.5. Metodo di applicazione normograda e retrograda del chiodo di Steinmann

 4.5.1. Normograda prossimale
 4.5.2. Normograda distale
 4.5.3. Retrograda prossimale
 4.5.4. Retrograda distale

 4.6. Femore

 4.6.1. Fratture prossimali del femore
 4.6.2. Fratture del terzo distale del femore
 4.6.3. Fratture sovracondiloidea o frattura-separazione dell'epifisi distale
 4.6.4. Fratture intercondiloidee del femore
 4.6.5. Il chiodo intramidollare di Steinmann e il dispositivo di Kirschner
 4.6.6. Il chiodo intramidollare di Steinmann con chiusure viti

 4.7  Tibia

 4.7.1. Avulsione del tubercolo tibiale
 4.7.2. Fratture del terzo prossimale
 4.7.3. Fratture del terzo medio della tibia
 4.7.4. Fratture del terzo distale della tibia
 4.7.5. Fratture dei malleoli tibiali
 4.7.6. Il chiodo intramidollare di Steinmann e il dispositivo di Kirschner
 4.7.7. Il chiodo intramidollare di Steinmann con chiusure viti

 4.8. Omero

 4.8.1. Chiodo intramidollare di Steinmann nell’omero
 4.8.2. Fratture del frammento prossimale
 4.8.3. Fratture del terzo medio o corpo dell’omero
 4.8.4. Fissazione con chiodo intramidollare di Steinmann
 4.8.5. Chiodo intramidollare di Steinmann e fissazione ausiliare
 4.8.6. Fratture sopracondilee
 4.8.7. Fratture dell'epicondilo mediale o laterale
 4.8.8. Fratture intercondilee in T o in Y

 4.9. Ulna

 4.9.1. Acromion

 4.10. L’estrazione del Chiodo intramidollare di Steinmann

 4.10.1. Monitoraggio radiografico
 4.10.2. La formazione del callo osseo in fratture con chiodo di di Steinmann
 4.10.3. Unione clinica
 4.10.4. Come ritiro l’impianto

Modulo 5. Piastre e viti ossee 

5.1. Storia delle piastre metalliche nella fissazione interna
 

5.1.1. Inizio delle piastre per la fissazione delle fratture
 5.1.2. Associazione mondiale di Ortopedia (AO/ASIF)

 5.1.2.1. Piastre di Sherman e Lane
 5.1.2.2. Piastre acciaio
 5.1.2.3. Piastre titanio
 5.1.2.4. Piastre di altri materiali
 5.1.2.5. Combinazione di metalli per i nuovi sistemi di piastre

 5.2. Diversi  sistemi di fissazione con piastre 8 (AO/ASIF, ALPS, FIXIN)

 5.2.1. Piastre AO/ASIF
 5.2.2. Sistemi avanzati di piastre bloccate (ALPS)

 5.2.2.1. FIXIN e suo blocco cronico

 5.3. Cura degli strumenti

 5.3.1. Disinfezione
 5.3.2. Pulizia
 5.3.3. Risciacquo
 5.3.4. Asciugatura
 5.3.5. Lubrificazione

 5.4. Strumenti utilizzati per la fissazione di piastre e viti

 5.4.1. Viti autofilettanti e rimozione della maschiatrice
 5.4.2. Misuratori di profondità
 5.4.3. Guide di perforazione
 5.4.4. Piegatrici e torcitori di piastre
 5.4.5. Testa delle viti
 5.4.6. Viti/perni

 5.5. Uso e classificazione delle viti

 5.5.1. Viti per ossa spugnose 
5.5.2. Viti per ossa corticali
 5.5.3. Viti/perni bloccati
 5.5.4. Fissazione delle viti

 5.5.4.1. Uso del trapano
 5.5.4.2. Uso della svasatura 
 5.5.4.3. Misurazione della profondità dell’orifizio
 5.5.4.4. Uso della maschiatrice
 5.5.4.5. Introduzione delle viti

 5.6. Classificazione tecnica delle viti

 5.6.1. Viti grandi
 5.6.2. Viti piccole
 5.6.3. Miniviti

 5.7. Classificazione delle viti base alla loro funzione

 5.7.1. Viti con effetto di compressione interframmentaria
 5.7.2. vite per l’osso corticale con effetto di compressione interframmentaria
 5.7.3. Tecniche di riduzione e fissazione delle viti con effetto di compressione  interframmentaria
 5.7.4. Perni bloccati

 5.8. Piastre ossee

 5.8.1. Basi per la fissazione con piastre
 5.8.2. Classificazione delle viti base alla loro forma 
5.8.3. Piastre di compressione dinamica

 5.8.3.1. Modalità d'azione
 5.8.3.2. Tecniche di fissazione
 5.8.3.3. Vantaggi delle Piastre di compressione dinamica (PCD) 
 5.8.3.4. Svantaggi delle Piastre di compressione dinamica (PCD)

 5.8.4. Piastre bloccate  

 5.8.4.1. Vantaggi e svantaggi
 5.8.4.2. Tipologie di blocco
 5.8.4.3. Modalità d'azione
 5.8.4.4. Tecniche di fissazione
 5.8.4.5. Strumenti

 5.8.5. Piastre di minimo contatto
 5.8.6. Minipiastre
 5.8.7. Piastre speciali
 5.8.8. Classificazione delle viti base alla loro funzione

 5.8.8.1. Piastre di compressione
 5.8.8.2. Piastre di neutralizzazione
 5.8.8.3. Piastra ponte

 5.9. Guida per un’adeguata selezione degli impianti

 5.9.1. Fattori biologici
 5.9.2. Fattori fisici
 5.9.3. Collaborazione con il Padrone nel trattamento
 5.9.4. Tabella delle dimensioni dell’impianto seconda del peso del paziente

 5.10. Guida per l’estrazione delle piastre per ossa

 5.10.1. Adempimento alla sua funzione clinica
 5.10.2. L’impianto si rompe
 5.10.3. L’impianto si piega
 5.10.4. L’impianto sposta
 5.10.5. Rifiuto
 5.10.6. Infezione
 5.10.7. Interferenza termica

Modulo 6. Fratture del bacino

6.1. Anatomia del bacino
 

6.1.1. Considerazioni generali

 6.2. Gruppo non chirurgico

 6.2.1. Fratture stabili 
6.2.2. Peso del paziente 
6.2.3. Età del paziente

 6.3. Gruppo chirurgico

 6.3.1. Frattura intra articolare
 6.3.2. Chiusura del canale pelvico
 6.3.3. Instabilità articolare emipelvica 

6.4. Frattura separazione dell’articolazione sacro-iliaca

 6.4.1. Approccio chirurgico per sua riduzione e fissazione
 6.4.2. Esempi di fratture trattate chirurgicamente

 6.5. Fratture dell'acetabolo

 6.5.1. Esempi di fratture trattate chirurgicamente

 6.6. Frattura dell’ileo

 6.6.1. Approccio chirurgico alla superficie laterale dell’ileo
 6.6.2. Esempi di casi trattati chirurgicamente

 6.7. Fratture dell’Ischio

 6.7.1. Approccio chirurgico al corpo dell’ischio
 6.7.2. Esempi di casi trattati chirurgicamente

 6.8. Fratture della sinfisi pubica

 6.8.1. Approccio chirurgico alla superficie ventrale della sinfisi pubica
 6.8.2. Metodi di riparazione

 6.9. Fratture della tuberosità ischiatica

 6.9.1. Approccio chirurgico
 6.9.2. Fratture cicatrizzate, non ridotte e che comprimono il bacino

 6.10. Gestione postoperatoria delle fratture pelviche

 6.10.1. L'uso dell'imbracatura
 6.10.2. Letto ad acqua
 6.10.3. Danno neurologico
 6.10.4. Riabilitazione e fisioterapia
 6.10.5. Studi radiografici e valutazione dell’impianto e della riparazione ossea

Modulo 7. Fratture dell'arto pelvico 

7.1. Informazioni generali delle fratture dell'arto pelvico

 7.1.1. Danni ai tessuti molli
 7.1.2. Valutazione neurologica

 7.2. Cure preoperatorie

 7.2.1. Immobilizzazione temporanea
 7.2.2. Studi radiografici
 7.2.3. Esami di laboratorio

 7.3. Preparazione chirurgica

 7.3.1. Horos
 7.3.2. Vpop-pro
 7.3.3. E-clean orthoplanner      

7.4. Fratture del terzo prossimale femorale

 7.4.1. Frattura per avulsione della testa femorale
 7.4.2. Frattura della testa femorale: Valutazione chirurgica
 7.4.3. Fratturaseparazione dell’epifisi prossimale del femore

 7.5. Frattura del collo femorale 

7.5.1. Fratture del collo del femore, del tronco maggiore e del corpo del femore
 7.5.2. Del tronco maggiore, con o senza lussazione della testa femorale
 7.5.3. Procedura chirurgica utilizzando piastra e viti ossee nella fissazione delle fratture prossimali
 7.5.4. Complicazioni delle fratture della testa e del collo femorale
 7.5.5. Escissione artroplastica della testa e del collo del femore
 7.5.6. Sostituzione totale dell'anca

 7.5.6.1. Sistema cementato
 7.5.6.2. Sistema biologico
 7.5.6.3. Sistema bloccato

 7.6. Fratture del terzo medio femorale

 7.6.1. Fratture del corpo del femore
 7.6.2. Approccio chirurgico al corpo femorale
 7.6.3. Fissazione delle fratture del corpo femorale

 7.6.3.1. Chiodo di Steinmann
 7.6.3.2. Chiodi bloccati
 7.6.3.3. Piastre e viti

  7.6.3.3.1. Fissatori esterni
  7.6.3.3.2. Combinazione di sistemi

 7.6.4. Terapie post-chirurgiche

 7.7. Fratture del terzo distale femorale

 7.7.1. Frattura per separazione dell’epifisi distale del femore o frattura sovracondiloidea
 7.7.2. Fratture intercondiloidee del femore
 7.7.3. Frattura dei condili femorali: Fratture in T o in Y

 7.8. Fratture della rotula

 7.8.1. Tecnica chirurgica
 7.8.2. Trattamento post-chirurgico

 7.9. Fratture della tibia

 7.9.1. Classificazione delle fratture alla tibia e perone

 7.9.1.1. Avulsione del tubercolo tibiale
 7.9.1.2. Separazione per frattura dell’epifisi tibiale prossimale
 7.9.1.3. Classificazione della porzione prossimale alla tibia e al perone
 7.9.1.4. Fratture del corpo di tibia e perone

 7.9.2. Fissazione interna

 7.9.2.1. Chiodi intramidollari
 7.9.2.2. Chiodo intramidollare e fissazione complementare
 7.9.2.3.  Fissatore esterno scheletrico
 7.9.2.4.  Piastre ossee
 7.9.2.5.  Mipo

 7.9.3. Fratture della porzione distale della tibia

 7.9.3.1. Frattura per separazione dell’epifisi distale della tibia
 7.9.3.2. Fratture del malleolo laterale, mediale o di entrambi
 

7.9.3.2.1. Trattamento

 7.10. Fratture e lussazioni di tarso, metatarso e falangi

 7.10.1. Frattura del calcagno
 7.10.2. Lussazione dell’articolazione intertarsale e metatarsale
 7.10.3. Frattura o lussazione dell’osso centrale del tarso
 7.10.4. Fratture dell’osso metatarsiano e delle falangi

Modulo 8. Fratture dell'arto toracico 

8.1. Scapola

 8.1.1. Classificazione delle fratture
 8.1.2. Trattamento conservatore
 8.1.3. Approccio chirurgico

 8.1.3.1. Riduzione e fissazione

 8.2. Lussazione dorsale della scapola

 8.2.1. Diagnosi
 8.2.2. Trattamento

 8.3. Frattura dell’omero

 8.3.1. Fratture della porzione prossimale dell’omero

 8.4. Fratture del corpo dell’omero
 8.5. Fratture sovracondilee

 8.5.1. Riduzione aperta

 8.5.1.1. Approccio mediale
 8.5.1.2. Approccio laterale

 8.5.2. Fissazione delle fratture sovracondilee
 8.5.3. Post-chirurgico
 8.5.4. Fratture dell’aspetto mediale o laterale del condilo dell’omero

 8.5.4.1. Procedura chirurgica
 8.5.4.2. Post-chirurgico

 8.6. Fratture intercondilee, fratture condilari in T e in Y 

 8.6.1. Procedura chirurgica per la riduzione e la fissazione delle fratture intercondilee
 8.6.2. Post-operatorio

 8.7. Fratture del radio e dell’ulna

 8.7.1. Frattura dell’ulna che coinvolge la curvatura semilunare

 8.7.1.1. Post-chirurgico

 8.7.2. Frattura da separazione dell’epifisi prossimale del radio

 8.7.2.1. Procedura chirurgica

 8.7.3. Frattura del terzo prossimale dell’ulna, lussazione della testa del radio e pozione distale dell’ulna
 8.7.4. Fratture del terzo prossimale dell’ulna, lussazione della testa del radio e separazione di radio e ulna (frattura di Monteggia)
 8.7.5. Fratture del corpo del radio e dell’ulna

 8.7.5.1. Riduzione chiusa e fissazione esterna di radio e ulna

  8.7.5.1.1. Stecca di Masson e altre stecche di coaptazione
  8.7.5.1.2. Stecche acriliche o stampi simili
 

8.7.5.2. Approccio chirurgico al corpo del radio e dell’ulna 

  8.7.5.2.1. Approccio cranio-mediale al radio 
  8.7.5.2.2. Approccio cranio-laterale (radio e ulna)
  8.7.5.2.3. Approccio caudale o posteriore all’ulna

 8.7.6. Fissazione

 8.7.6.1. Fissatori esterni 
 8.7.6.2. Fissatori circolari 
 8.7.6.3. Chiodi intramidollari
 8.7.6.4. Viti ossee
 8.7.6.5. Piastre ossee

 8.8. Fratture della Mascella e della Mandibola

 8.8.1. Fissazione della Sinfisi mandibolare
 8.8.2. Fissazione delle fratture del corpo mandibolare

 8.8.2.1. Filo ortopedico intorno ai denti
 8.8.2.2. Fascette ortopediche
8.8.2.3. Chiodi intramidollari
 8.8.2.4. Fissatore esterno scheletrico
 8.8.2.5. Piastre ossee
 8.8.2.6. Fratture mascellari

 8.8.2.6.1. Trattamento delle fratture in animali giovani in fase di crescita
 8.8.2.6.2. Alcuni aspetti caratteristici dell’osso immaturo
 8.8.2.6.3. Indicazioni primarie per la chirurgia

  8.8.2.6.3.1. Chiodi intramidollari
  8.8.2.6.3.2. Fissatore esterno scheletrico
  8.8.2.6.3.3. Piastre ossee

 8.9. Fratture distali

 8.9.1. Del carpo
 8.9.2. Dei metacarpi
 8.9.3. Delle falangi
 8.9.4. Ricostruzione dei legamenti

 8.10. Fratture che risultano in un’Incongruenza della Superficie Articolare

 8.10.1. Fratture che coinvolgono il nucleo della crescita
 8.10.2. Classificazione dell’epifisi in base alla tipologia
 8.10.3. Classificazione delle fratture scivolate o scisse che coinvolgono la placca di crescita e l’Epifisi-Metafisi Adiacente
 8.10.4. Valutazione clinica e trattamento dei danni ai nuclei della crescita
 8.10.5. Trattamenti più comuni per la chiusura prematura della Fisi

 Modulo 9. Artroscopia

9.1. Storia della Artroscopia

 9.1.1. Inizio dell’Artroscopia in Medicina Umana
 9.1.2. Inizio dell’artroscopia veterinaria
 9.1.3. Diffusione dell’Artroscopia veterinaria
 9.1.4. Futuro dell’Artroscopia

 9.2. Vantaggi e svantaggi dell’Artroscopia

 9.2.1. Chirurgia aperta vs Chirurgia di Minima Invasione
 9.2.2. Aspetti economici dell’Artroscopia
 9.2.3. Allenamento delle Tecniche di Artroscopia

 9.3. Strumenti e attrezzature per l’Artroscopia

 9.3.1. Attrezzature per l’Endoscopia
 9.3.2. Materiale specifico per l’artroscopia
 9.3.3. Strumenti e impianti per la Chirurgia Intrarticolare
 9.3.4. Pulizia, disinfezione e mantenimento degli strumenti di Artroscopia

 9.4. Artroscopia del Gomito

 9.4.1. Preparazione e posizionamento del paziente
 9.4.2. Anatomia articolare del gomito
 9.4.3. Approccio Artroscopico del gomito
 9.4.4. Frammentazione del processo coronoideo mediale
 9.4.5. Osteocondrosi-Osteocondrite Dissecante del Condilo dell’Omero 
 9.4.6. Sindrome Compartimentale Mediale
 9.4.7. Altre patologie indicazioni per l’Artroscopia del Gomito
 9.4.8. Controindicazioni e complicazioni nell’Artroscopia del Gomito
 

9.5. Artroscopia della Spalla

 9.5.1. Preparazione e posizionamento del paziente
 9.5.2. Anatomia articolare della spalla
 9.5.3. Approccio laterale e mediale della spalla con arto sospeso
 9.5.4. Osteocondrosi-Osteocondrite dissecante della spalla 
 9.5.5. Tendinite bicipitale
 9.5.6. Instabilità della spalla
 9.5.7. Ulteriori patologie e indicazioni per l’Artroscopia della Spalla
 9.5.8. Controindicazioni e complicazioni nell’Artroscopia del Spalla

 9.6. Artroscopia del Ginocchio

 9.6.1. Preparazione e posizionamento del paziente
 9.6.2. Anatomia articolare del Ginocchio
 9.6.3. Approccio Artroscopico del Ginocchio
 9.6.4. Lesione del legamento Crociato Craniale
 9.6.5. Meniscopatie
 9.6.6. Osteocondrosi-Osteocondrite Dissecante
 9.6.7. Altre patologie indicazioni per l’Artroscopia del Ginocchio
 9.6.8. Controindicazioni e complicazioni nell’Artroscopia del Ginocchio

9.7. Artroscopia dell’anca 

9.7.1. Preparazione del paziente e posizionamento 
9.7.2. Approccio dell’Anca
9.7.3. Patologie indicazioni dell’Artroscopia dell’Anca
9.7.4. Controindicazioni e complicazioni nell’Artroscopia dell’Anca  

9.8. Artoscopia del Tarso

9.8.1. Anatomia Articolare del Tarso
9.8.2. Preparazione e posizionamento del paziente
9.8.3. Approccio Artroscopico del Tarso
9.8.4. Patologie indicazioni nell’Artroscopia del Tarso
9.8.5. Controindicazioni e complicazioni nell’Artroscopia del Tarso

9.9. Artroscopia del Carpo

9.9.1. Anatomia articolare del Carpo
9.9.2. Preparazione e posizionamento del paziente
9.9.3. Approccio Artroscopico del Carpo
9.9.4. Patologie indicazioni nell’Artroscopia del Carpo
9.9.5. Controindicazioni e complicazioni nell’Artroscopia del Carpo

9.10.Chirurgia assistita con l’Artroscopia

9.10.1. Ancoraggi ossei e altri impianti per la Chirurgia Stabilizzazione Articolare
9.10.2. Chirurgia Stabilizzazione della Spalla assistita da Artroscopia

Modulo 10. Malattie Ortopediche 

10.1. Rottura del legamento craniale crociato

 10.1.1. Definizione
 10.1.2. Eziologia
 10.1.3. Patogenesi
 10.1.4. Segni clinici
 10.1.5. Diagnosi
 10.1.6. Terapia

 10.2. Lussazione Ppatellare e malattia di Perthes

 10.2.1. Definizione
 10.2.2. Eziologia
 10.2.3. Patogenesi
 10.2.4. Segni clinici
 10.2.5. Diagnosi
 10.2.6. Terapia

 10.3. Displasia dell’Anca e Lussazione Traumatica dell’Anca

 10.3.1. Definizione
 10.3.2. Eziologia 
10.3.3. Patogenesi
 10.3.4. Segni clinici
 10.3.5. Diagnosi
 10.3.6. Terapia

 10.4. Displasia del Gomito

 10.4.1. Definizione
 10.4.2. Eziologia
 10.4.3. Patogenesi
 10.4.4. Segni clinici
 10.4.5. Diagnosi
 10.4.6. Terapia

 10.5. Curvatura del radio 

10.5.1. Definizione 
10.5.2. Eziologia 
10.5.3. Patogenesi 
10.5.4. Segni clinici
 10.5.5. Diagnosi
 10.5.6. Terapia

 10.6. Sindrome di Wobbler 

10.6.1. Definizione 
10.6.2. Eziologia 
10.6.3. Patogenesi
 10.6.4. Segni clinici
 10.6.5. Diagnosi
 10.6.6. Terapia

 10.7. Instabilità Lombo-Sacrale

 10.7.1. Definizione
 10.7.2. Eziologia
 10.7.3. Patogenesi
 10.7.4. Segni clinici
 10.7.5. Diagnosi
 10.7.6. Terapia

 10.8. Osteomielite, Osteoartrite e Osteosarcoma

 10.8.1. Definizione
 10.8.2. Eziologia
 10.8.3. Patogenesi
 10.8.4. Segni clinici
 10.8.5. Diagnosi
 10.8.6. Terapia

 10.9. Osteocondrosi-Osteocondrite Dissecante (OCD) e Panosteite

 10.9.1. Definizione 
10.9.2. Eziologia 
10.9.3. Patogenesi
 10.9.4. Segni clinici
 10.9.5. Diagnosi
 10.9.6. Terapia

 10.10.  Instabilità della scapola e dell’omero

 10.10.1. Definizione
 10.10.2. Eziologia
 10.10.3. Patogenesi
 10.10.4. Segni clinici
 10.10.5. Diagnosi
 10.10.6. Terapia

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